Pizzoccheri al telefono
“La guerra è qualcosa
che pensi non esista fino a che non ti scoppia una granata nel giardino”, ha
affermato in un’intervista Anur Hadziomerspahic, famoso pubblicitartista
sarajevese scampato agli eccidi scappando a Milano che lo accolse all’Accademia
di Brera. La frase potrebbe sembrare assurda eppure, alla luce di quanto
accaduto negli ultimi mesi e anni, non si può non pensare che il fascismo è
qualcosa che pensi non esista fino a che non viene proclamato. Da molti lustri
si sta assistendo alla de-democraticizzazione della Repubblica italiana e alla
riduzione sistematica e sistemica delle libertà civili, politiche, culturali. Come
spesso accade nei periodi di confusa transizione o di contraccolpo a qualche
rivoluzione culturale, sociale, politica, tecnologica la classe politica risponde
creando vuoti istituzionali, ma in politica i vuoti si riempiono sempre e la storia
insegna che è molto pericoloso.
Questa ricetta è
ispirata ai bestemmiatori da tastiera, gli ignavi del III millennio.
Pizzoccheri
della Valtellina
Passata di pomodoro
De Cecco
Rosmarino fresco
Aglio rosso di
Sulmona
Acqua
Mozzarella
Parmigiano reggiano
della Latteria sociale di Beduzzo inferiore
Sale iodato
Preparare un
sugo leggero con la passata allungata con l’acqua, il sale, il rosmarino e l’aglio.
Nel frattempo lessare i pizzoccheri in abbondante acqua salata bollente. Disporre
in una terrina abbastanza larga un po’ di sugo con parte della mozzarella
sbriciolata e del parmigiano grattugiato, fare un altro strato di pizzoccheri,
dunque di condimento, lasciar riposare per un paio di minuti, impiattare.
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