Spadellata di
verza, zucca, spinaci e misto di campo
Venezia è stata,
per oltre vent’anni, massacrata e seviziata da politicanti corrotti ed incapaci
di gestire le più semplici questioni della città lagunare. L’ultima tortura
inflitta ad una delle città più belle del mondo è stata la devastazione dell’acqua
alta, non arrestata, non fermata da strutture ingegneristiche né placata dal
divieto più che necessario dell’accesso delle grandi navi in laguna. Tutto ciò è
accaduto, per una ironia macabra della storia, proprio nel cinquecentenario leonardesco,
di quel genio italiano snobbato dai politicanti moderni studiato in tutto il
mondo e che ha creato ovunque solidissime quanto leggere e poco invasive
strutture per arginare l’acqua ancor oggi utilizzate in molte parti del globo
terrestre. Una devastazione che è simbolo di una distruzione sistematica del
patrimonio culturale del BelPaese a cui, però, proprio i veneziani, così come i
sarajevesi durante l’assedio della ‘Parigi dei Balcani’, non vogliono
arrendersi. E lo dimostrano con tenacia nel luogo in cui tutto è possibile, il
teatro. Alla prima della Fenice non si manca, neanche con due metri di acqua.
Questa ricetta è
ispirata all’importanza della cultura.
Verza viola
Zucca
Spinacini
freschi
Misto di campo
Cipolla
Aglio
Olio extravergine
di oliva
Sale integrale
siciliano
Semi di zucca
Vino bianco dell’area
del Chianti senese
Sbucciare la zucca,
tagliarla a dadini, lavare benissimo le verdure, tagliarle a listarelle sottili,
affettare sottilissimamente la cipolla, un paio di fettine, e l’aglio, circa ½ spicchio,
lavare e affettare la verza viola. Far scaldare l’olio, aggiungere le verdure e
gli aromi, tranne i semi di zucca, da aggiungere quasi alla fine e dopo aver sfumato
col vino, salare, e cuocere a fuoco più o meno vivace in base alla freschezza e
alla genuinità degli ingredienti, sfumare col vino per amalgamare i sapori, servire
come contorno o come antipasto su tartine di mais, cerchietti di polenta o
bruschette.
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